Dalle sorgenti al rubinetto
Link Istituto Superiore di Sanità: https://www.iss.it/acqua-dal-corpo-idrico-al-corpo-umano – https://www.iss.it/acqua-e-salute-copertina
È un viaggio affascinante quello che porta l’acqua fino al rubinetto di casa, un percorso fatto di controlli accurati ad ogni passaggio che rendono ciò che beviamo sicuro e buono.
Fonti diverse danno caratteristiche differenti a un sorso d’acqua, pur offrendo un identico standard di qualità.
Attingiamo l’acqua che ci serve dai fiumi, dai laghi e dai bacini artificiali, ma anche, più in profondità, dai pozzi o dalle sorgenti. Senza dimenticare il mare, grazie a sofisticati processi tecnologici.
Le acque superficiali, quelle di laghi, fiumi e bacini artificiali, vengono alimentate da fenomeni atmosferici come pioggia, neve, grandine, brina e rugiada. Una volta captate, queste acque vengono trasportate agli impianti di potabilizzazione, dove vengono trattate per rimuovere contaminanti e rese sicure per il consumo umano grazie a diversi sistemi, tra cui raggi ultravioletti, aggiunta di sostanze disinfettanti innocui per l’uomo (derivati dal cloro). A questo punto sono pronte per essere bevute e distribuite attraverso la rete degli acquedotti.
Vi sono poi le acque sotterranee, più ricche di minerali, che provengono da falde protette e incontaminate e sono purificate grazie ai processi biologici del sottosuolo, considerate batteriologicamente pure all’origine. Questo rende le acque sotterranee generalmente più ricche di minerali rispetto a quelle superficiali o di falde poco profonde, in cui prevalgono apporti diretti di acque meteoriche (pioggia, grandine, neve) scarsamente mineralizzate. Il loro tipo di composizione chimica dipende dal tipo di roccia e dal passaggio di minerali all’acqua: è per questo che vi sono, ad esempio, acque arricchite di bicarbonati, solfati, cloruri, calcio, magnesio, fluoro, ferro o sodio.
Queste acque possono essere sottoposte a filtrazione per rimuovere eventuali particelle sospese, ma in questo caso non vengono aggiunti disinfettanti chimici, come il cloro. Vengono captate e distribuite tramite acquedotto, utilizzate per vari scopi domestici e industriali.
Le acque provenienti dalla dissalazione vengono invece prelevate tramite condotte e pompe dal mare o da bacini di acqua salmastra e trasportate all’impianto di dissalazione. Qui vengono filtrate per rimuovere detriti, sabbia, alghe e altre particelle sospese e poi dissalate. Vengono inoltre mineralizzate con calcio e magnesio per migliorarne il gusto e renderle adatte al consumo umano, e disinfettate per garantirne la sicurezza microbiologica. L’ultima fase è quella della distribuzione attraverso la rete acquedottistica, e l’utilizzo per vari scopi domestici e industriali.
In Italia la gran parte delle acque proviene da fonti sotterranee (85%), e la restante quota da acqua superficiale, con una crescita di acque ottenute da trattamenti tecnologici come la dissalazione.
L’acqua, una risorsa che si rigenera.
L’acqua è una risorsa preziosa e si rigenera. Quello dell’acqua potabile che beviamo dal rubinetto è un ciclo integrato. Si parte dalla captazione e dall’utilizzo nelle nostre case, dopo il quale questa risorsa diventa acqua reflua e contiene una varietà di contaminanti. Viene quindi trasportata attraverso le reti fognarie negli impianti di depurazione, dove avviene la depurazione prima di essere rilasciata nei corpi idrici (fiumi, laghi, mari). Torna così a far parte del ciclo idrologico naturale, venendo nuovamente captata dalle riserve superficiali e sotterranee.
Un video e un sito per spiegare ‘il viaggio dell’acqua’ e gli effetti sulla salute
In occasione della pubblicazione del rapporto l’Iss mette a disposizione un video e un sito dedicato (https://www.iss.it/acqua-e-salute-copertina) con tutte le informazioni utili sull’acqua a partire dalla descrizione del suo ‘viaggio’ dal punto dove viene prelevata fino al rubinetto di casa. Vi è poi un focus su quali sono i diversi tipi di acqua e quale è la sua importanza per la salute.
Acqua ed estate, una borraccia in vacanza
Mantenersi ben idratati è fondamentale per la salute. Lo è ancora di più in estate, poiché con il caldo si tende a sudare di più e a perdere più liquidi.
Bere acqua regolarmente aiuta a mantenere l’equilibrio idrico del corpo e prevenire la disidratazione e deve diventare un’abitudine frequente che anticipa il senso di sete, specie negli anziani e nei bambini, che avvertono molto meno lo stimolo a bere, o negli adulti che praticano sport acquatici come il nuoto in quanto il “riflesso di immersione” inibisce i meccanismi che attivano il segnale di bisogno di bere dell’organismo. Infatti la sensazione di sete interviene già quando l’organismo è già in fase di disidratazione.
Portare una borraccia d’acqua riempita con acqua del rubinetto di casa ad esempio al mare è un’ottima idea.
È ecologico e conveniente.
Bisogna fare attenzione però a non lasciarla sotto il sole o comunque ad elevate temperature, ad esempio negli scomparti o sul sedile di una macchina. Le bottiglie di vetro e le borracce di alluminio o acciaio sono senza dubbio più protettive e sicure rispetto a quelle in plastica, ma è comunque sconsigliato.
Cinque consigli per garantire la sicurezza, l’igiene e la qualità dell’acqua nella borraccia
Quando si è in spiaggia, è importante conservare l’acqua in un luogo fresco e ombreggiato, come all’interno di una borsa termica o sotto l’ombrellone.
È preferibile utilizzare una borraccia termica, in quanto progettata per mantenere l’acqua fresca più a lungo anche in condizioni di caldo intenso.
Utilizzando le borracce che abbiamo a disposizione possiamo utilizzare l’acqua distribuita dalle fontane pubbliche o dal rubinetto di casa.
Ecco alcuni consigli per assicurare il mantenimento di sicurezza, igiene e qualità delle acque nelle borracce:
1) Cambiare spesso l’acqua, almeno ogni 4-5 ore, soprattutto se le temperature sono elevate. Evitare di riempire la borraccia per utilizzarla oltre le 24 ore.
2) Pulire la borraccia con due o tre lavaggi prima di riempirla. Se la utilizziamo a casa, destiniamo l’acqua residua o dei lavaggi per il giardino, i vasi, l’igiene domestica.
3) Tenere a mente che, bevendo, noi stessi possiamo contaminare l’acqua contenuta nella borraccia. Occorre quindi porre particolare attenzione all’uso promiscuo, evitando di bere direttamente dalla borraccia e usando cannucce.
4) Lavare la borraccia regolarmente (una volta al giorno) utilizzando uno scovolino di plastica e il normale detersivo per i piatti e sciacquarla con acqua fresca corrente. Se non ci sono controindicazioni specifiche, è preferibile lavare la borraccia in lavastoviglie. Lavare periodicamente (mai oltre una settimana) preferibilmente in lavastoviglie accuratamente anche i tappi e le relative guarnizioni con il normale detersivo per i piatti e sciacquarli con acqua fresca corrente. Ricordare che i tappi e le guarnizioni sono le parti più a contatto con il collo della borraccia dove poggiamo le labbra durante l’uso. Pertanto, una mancata o scarsa pulizia di questi accessori potrebbe contaminare una borraccia perfettamente pulita e rendere non igienico il suo contenuto.
5) Per togliere gli odori che possono formarsi con il tempo basta versare nella borraccia acqua calda e un cucchiaino di bicarbonato; chiuderla, agitare, e lasciarla riposare per alcune ore (meglio una notte); poi svuotarla e sciacquarla con acqua fresca corrente.
Le istituzioni di riferimento
Ruolo del SNPS
Il Sistema Nazionale di Prevenzione per la Salute per i rischi ambientali e climatici (SNPS) di cui alla L. 29 giugno 2022, n. 79, ha l’obiettivo di migliorare e armonizzare le politiche e le strategie messe in atto dal Servizio sanitario nazionale per la prevenzione, il controllo e la cura delle malattie acute e croniche, trasmissibili e non trasmissibili, associate a rischi ambientali e climatici. Il sistema, coordinato dal Ministero della salute e dall’ISS per gli indirizzi e supporti tecnico-scientifici, comprende le Regioni e delle Province autonome. Ogni Regione è chiamata a definire il proprio “Sistema Regionale di prevenzione per la salute per rischi ambientali e climatici (SRPS) con approccio integrato One Health nella sua evoluzione “Planetary Health”, coordinando in una logica di rete, i dipartimenti di prevenzione di cui agli articoli 7 e 7-bis del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 e s.m.i., tra di loro e con le altre strutture sanitarie e socio-sanitarie, nonché gli altri enti del territorio di competenza, avvalendosi anche degli Istituti zooprofilattici sperimentali e, affiancando, con visione interdisciplinare e interistituzionale, il Sistema Nazionale per la Protezione per l’Ambiente (SNPA). In tale assetto, con riferimento all’accesso all’acqua e a servizi igienico-sanitari sicuri, operano i diversi soggetti istituzionali, con le specifiche funzioni di seguito descritte.
Ruolo del CeNSiA
ll Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque (CeNSiA), svolge funzioni di indirizzo tecnico-scientifico, supporto allo sviluppo di politiche, legislazione e regolazione, cooperazione, formazione e vigilanza per gli aspetti di salute umana associati all’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari, in relazione all’origine e allo stato delle risorse idriche nell’ambiente, alle loro interazioni con le variabili climatiche, le componenti ambientali e antropiche, all’igiene di processi, trattamenti, impianti e materiali a contatto con le acque, agli usi e riusi delle acque e alle diverse vie di esposizione per l’uomo.
Il campo di applicazione comprende le acque per il consumo umano, utilizzate per la produzione agricola, animale e alimentare, la balneazione e l’uso natatorio-ricreazionale, la depurazione e il riuso, le acque minerali naturali e termali, le relazioni tra mare e salute umana, il sistema nazionale di epidemiologia basata sulle acque reflue per la ricerca e sorveglianza su agenti virali, parametri chimici e microbiologici e fattori di rischio emergenti tra cui l’antimicrobico-resistenza.
Nell’ambito della qualità delle acque destinate al consumo umano, secondo il Decreto Legislativo 18/2023, il CeNSiA approva i Piani di Sicurezza delle Acque (PSA) e rilascia autorizzazioni per l’immissione sul mercato nazionale dei reagenti chimici e dei materiali filtranti per il trattamento delle acque destinate al consumo umano, supporta le azioni funzionali ad assicurare l’accesso universale ed equo a quantità adeguate di acqua potabile e gestisce il sistema informativo centralizzato denominato Anagrafe territoriale dinamica delle acque potabili (AnTeA). Inoltre, il CeNSiA fornisce supporto scientifico per interventi in prevenzione e risposta in circostanze emergenziali ambientali e sanitarie, effettua controlli analitici, valutazioni e ispezioni, fornisce consulenza al Ministero della salute, al Governo, alle Regioni ed alle Province autonome di Trento e di Bolzano, agli Enti locali ed alle Organizzazioni europee ed internazionali in materia di acqua e salute, anche in relazione a nuove tecnologie e sostanze e patogeni (ri)emergenti, conduce progetti di ricerca, consulenza e cooperazione internazionale e nazionale e organizza attività di formazione e comunicazione inerenti a tematiche legate all’acqua e salute.
Ruolo delle Regioni
Le Regioni hanno un ruolo chiave a presidio dell’idoneità al consumo umano delle acque sul territorio tra cui: sul fronte ambientale, la valutazione e la gestione dei rischi nelle aree di alimentazione dei punti di prelievo delle acque destinate al consumo umano, la condivisione di tali informazioni con le Autorità ambientali e sanitarie regionali e locali, le Autorità di bacino distrettuali, il Ministero della Salute, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e i gestori idrici operanti nei loro territori; le autorità sanitarie regionali, attraverso le aziende sanitarie che operano sul territorio, definiscono le attività di campionamento e analisi nei “Programmi di Controllo” per la verifica della conformità dell’acqua secondo il Decreto Legislativo 18/2023, inseriscono tali programmi nel sistema informativo AnTeA, compresi i risultati svolti dalle Aziende sanitarie locali per i “Controlli esterni” e gestiscono il coordinamento di quest’ultimi. I compiti regionali comprendono le misure necessarie per migliorare l’accesso di tutti alle acque destinate al consumo umano, assicurando in particolare, l’accesso ai gruppi vulnerabili ed emarginati, e promuovendo l’uso di acque di rubinetto e l’adozione di misure atte a rendere possibile un approvvigionamento idrico di emergenza, come pure la promozione della formazione specifica sulla valutazione e gestione del rischio dei sistemi di distribuzione idrica interni per i gestori e per tutti i professionisti di settore.
Ruolo delle ASL
Le Aziende Sanitarie Locali (ASL) svolgono un ruolo fondamentale nel garantire la sicurezza e la qualità delle acque destinate al consumo umano. Non solo sono infatti incaricate, in qualità di “portatori di conoscenza”, di partecipare attivamente all’implementazione dei Piani di Sicurezza dell’Acqua (PSA) di ogni filiera idropotabile che insiste sul territorio di competenza, ma nell’ambito della gestione e del controllo della qualità dell’acqua le ASL hanno anche l’incarico di: raccogliere e analizzare, anche avvalendosi delle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA), campioni di acqua per garantire che vengano rispettati gli standard di sicurezza stabiliti dal Decreto Legislativo 18/2023; effettuare ispezioni regolari sugli impianti di distribuzione dell’acqua e sugli enti gestori, con relativa verifica del rispetto delle norme igienico-sanitarie, adottare ogni misura di prevenzione sanitaria ritenuta adeguata e, in caso di non conformità, implementare misure correttive per il ripristino delle condizioni di sicurezza; emettere giudizi di “Idoneità d’uso” sull’acqua destinata al consumo umano; gestire le crisi in situazioni di emergenza, come ad esempio nel caso di contaminazioni accidentali, compresa la comunicazione tempestiva ai cittadini, l’attuazione di misure di protezione e la collaborazione con le autorità locali e nazionali per risolvere il problema. La collaborazione delle ASL con altre istituzioni, come le ARPA, i comuni, i gestori idro-potabili, nel rispetto delle specifiche competenze, è essenziale per coordinare le attività di monitoraggio e controllo e per garantire un approccio integrato ed efficace alla gestione delle risorse idriche. Per finire, le ASL svolgono attività di formazione, e informano e sensibilizzano il pubblico sulla qualità dell’acqua e sulle pratiche sicure per il suo consumo, attraverso campagne informative, distribuzione di materiali educativi e organizzazione di eventi pubblici.
Ruolo del SNPA
Il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) è costituito da: l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), le Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) e le Agenzie delle Province autonome per la Protezione dell’Ambiente (APPA). Tale Sistema gioca un ruolo fondamentale nel monitoraggio e controllo della qualità delle acque da destinare e destinate al consumo umano. In particolare, fornisce supporto alle Regioni e province autonome e alle Autorità di bacino distrettuale, nella definizione delle informazioni ambientali necessarie per effettuare la valutazione e gestione del rischio nei bacini di alimentazione dei punti di prelievo di acque da destinare al consumo umano riguardanti: la mappatura delle aree di salvaguardia e le stazioni di monitoraggio delle acque destinate al consumo umano; l’individuazione delle pressioni significative e dei parametri monitorati sui corpi idrici dove sono ubicate le stazioni di monitoraggio per le acque da destinare a consumo umano e i dati SoE-WISE (State of Environment – Water Information System for Europe) relativi allo stato di qualità dei fiumi, laghi, acque sotterranee, acque marino costiere e di transizione, alle emissioni di inquinanti in acqua e agli aspetti quantitativi delle risorse idriche. Inoltre, l’SNPA è responsabile dell’analisi e verifica dei dati relativi alla qualità dell’acqua, supportando le ASL nelle azioni di sorveglianza prevista dal Decreto Legislativo n. 18 del 2023. Infine, l’SNPA collabora con le autorità locali per la gestione e risoluzione delle non conformità riscontrate.
Ruolo di ARERA
L’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), nell’ambito delle proprie funzioni di disciplina e controllo del servizio idrico integrato, integra diverse funzioni di prevenzione sanitaria previste dal D.Lgs. 18/2023, tra l’altro stimolando, anche attraverso la leva tariffaria e il meccanismo di incentivi e sanzioni, l’implementazione dei Piani di Sicurezza dell’acqua da parte dei gestori idropotabili e le azioni volte alla riduzione delle perdite idriche nelle reti mediante l’applicazione di opportuni indicatori.